Un token ha le stesse proprietà tecniche di un COIN o criptomoneta (sicurezza, trasferibilità, ecc), tuttavia non è un elemento strutturale della blockchain come la cryptomoneta, poichè Il coin è la moneta digitale di riferimento di una piattaforma blockchain (ogni blockchain ha la sua moneta : Ether per Ethereum, bitcoin per Bitcoin, etc ) Il token è invece un asset digitale di valore che si appoggia su una blockchain esistente (lo sono ad esempio tutti i token tipo ERC-20, che si appoggiano sulla blockchain Ethereum essi per l’appunto non hanno una propria blockchain e non possono quindi essere definiti “coin”) e può quindi essere usato per rappresentare un bene, un diritto, un “qualcosa” legato al mondo reale, esterno alla blockchain. Tokenizzare qualcosa vuol dire legare la proprietà di questa cosa al possesso di uno o più tokens. La tokenizzazione è il processo di conversione dei diritti delle risorse del mondo reale in un token digitale, memorizzato su una blockchain. L’analogia più semplice è pensare alla democratizzazione della proprietà delle risorse del mondo reale, in cui il valore memorizzato in alcune risorse fisiche, come gli immobili, è rappresentato come un token. Se si vuole trasformare un asset di valore elevato in un titolo negoziabile e vendere quote di proprietà ai piccoli risparmiatori, spesso l’asset viene messo in un fondo, le cui quote permettono di frazionare la proprietà dell’asset. Tokenizzare quindi vuol dire correlare ogni quota a un token di blockchain. Ad esempio, se si dispone di un appartamento del valore di $ 1.000.000, è possibile creare un milione di token USD per rappresentare il valore dell’appartamento a $ 1 per gettone. La fornitura di un milione di token è totalmente arbitraria. Il milione di token potrebbe quindi essere liberamente acquistato o venduto in uno scambio e se acquistassi 500.000 token, avresti il 50% effettivo dell’appartamento e i vari diritti e benefici associati.
I token usati per questo processo sono detti fungibili, il che vuol dire che ogni token dona gli stessi diritti. E’ evidente che il primo vantaggio di questo tipo di tokenizzazione è quello di aumentare la liquidità del fondo, allargando la platea dei potenziali investitori. Come delle monete fisiche, qui tutti i token hanno lo stesso valore e sono intercambiabili. Questo concetto non è nuovo, poiché chiunque può creare token e registrare la cronologia dei token usando un normale database, gestito da una terza parte fidata, ma la novità ora è che può essere fatto in modo decentralizzato e nessuno può “cancellare” la proprietà di questi token.
È possibile tokenizzare anche asset unici quindi non fungibili, ovvero con valore differente per ciascuno , come ad esempio documenti di identità (ogni persona ha il proprio passaporto, non intercambiabile col passaporto altrui), carte fedeltà nominative e simili. In questi casi, ogni asset è associato al possesso di un singolo token, non fungibile, con caratteristiche che lo rendono unico. In questo caso la caratteristica principale del token è rappresentato dal fatto che non è trasferibile perché l’asset è strettamente personale. I vantaggi della tokenizzazione per questi asset non fungibili sono legati alla possibilità di poter essere racchiusi in un “wallet” mobile ovvero un documento di identità a prova di contraffazione. Vi è inoltre la possibilità di tokenizzare asset unici che hanno un valore commerciale e predisposizione alla rivendita come ad esempio i biglietti numerati per eventi, concerti o partite di calcio. Questi token o “beni digitali”, che si comprano e si gestiscono interamente online non sono falsificabili, le transazioni sono sicure e tracciabili e questo tipo di tokenizzazione , se innestata bene , permetterà di aumentare gli standard di sicurezza del commercio online in molti settori.