La seconda era del digitale è al crepuscolo. L’internet della condivisione e della comunicazione, nonostante abbia traghettato nel terzo millennio il mondo conosciuto, connettendo finanche il luoghi più remoti ed i soggetti meno evoluti del pianeta, globalizzato l’informazione, esasperato la condivisione e la contraffazione dei dati forgiando così il nuovo valore di scambio per l’economia, si appresta a lasciarci. Al suo posto, sorge la terza era – l’internet del valore – che ha nella tecnologia blockchain la sua espressione digitale più rappresentativa.
Superati i dieci anni di vita , la creatura , o meglio, la visione di Satoshi Nakamoto, si appresta ad entrare propotentemente nelle vite di ciascuno come strumento risolutivo per tutti gli ostacoli di natura tecnica, burocratica, di processo produttivo , di registrazione e di notarizzazione. In realtà , contrariamente a quanto la tecnologia e l’innovazione digitale fanno presumere, la vera rivoluzione della blockchain sta nell’aver stravolto positivamente alcuni fra i concetti più prossimi ai rapporti umani, ovvero: la fiducia reciproca, la responsabilità condivisa, il lavoro della comunità, il valore della distribuzione del potere.
Sappiamo che in questo nuovo archetipo del mondo digitale, ove i rapporti tra le cose e le persone sono battezzate nel nome e nei modi della trasparenza , della distribuzione e della immutabilità , la costruzione dei sistemi e dei registri per memorizzare i dati è delegata al lavoro intenso della comunità dei partecipanti stessi che, con il loro costante impegno regolano la vita della rete, validano i rapporti e le transazioni ungendo i meccanismi per eliminare gli attriti di forma e danno peso e valore giuridico ai processi di validazione , memorizzazione e certificazione nelle loro funzionalità. Ciò che tutto questo straordinario meccanismo genera è un sistema validante e validato, ed in questa intonsa nuova era del valore, verrebbe da dire che “il dato è tratto”. Incorruttibile, distribuito, trasparente ed eterno.
“il dato è tratto!”
A questo punto però, la domanda che sorge ai più, e che affligge gli improvvidi propugnatori della blockchain come medicamento di tutte le afflizioni di questo nostro globo terracqueo , è la seguente: ma chi garantisce per la qualità e la bontà dei dati scritti e registrati nei blocchi? Ebbene , molti non ci crederanno ma la risposta può essere sintetizzata in un’eloquente e grottesca espressione che è la seguente: la blockchain non dice la verità.
La tecnologia Blockchain non è nata con l’intento di validare nel merito i dati scritti su di essa. Ciò che fa nella sua interezza è allargare il perimetro della fiducia tra i partecipanti alla rete, rimuovendo l’esigenza di una fiducia centralizzata dal processo di creazione e aggiornamento del registro digitale custodito in essa . Dovremo sempre confidare nella buona fede e nella responsabilità di coloro i quali scrivono ed inseriscono i dati , nella bontà dei dispositivi adibiti a trasmetterli e nella veridicità degli stessi dati. La community , attraverso il consenso, si limita a validare il processo di inserimento e a generare costantemente nuovi blocchi con caratteristiche di coerenza e funzionalità.
Per appiattire quindi il margine di mendacità nella trasmissione e nella veridicità dei dati serve un creare un ponte tra la blockchain ed il mondo esterno. Quel mondo ricco di dati e numeri che è il mondo informatico. Un ponte che faccia dialogare gli smart contract interni ed i Data Systems esterni al punto di risultare fondamentale per il funzionamento dei servizi della blockchain. Tali ponti vengono chiamati oracoli.

Per i popoli antichi gli oracoli erano una forma di divinazione che consisteva in una risposta alle domande a cui gli umani non erano in grado di rispondere, spesso relative a cose ignote del presente, del passato o del futuro o anche alla giusta maniera di agire in determinate circostanze.
Per la blockchain invece, gli oracoli sono provider off-chain che forniscono dati certi agli smart contract. Gli stessi contratti intelligenti sono codificati per produrre gli effetti desiderati all’inizio di un determinato evento e finché l’evento dipende dall’inserimento manuale di dati arbitrari da parte di un utente con accesso alla blockchain, tutto avviene senza alcun problema di sorta. Se, d’altra parte, questi dati dipendono da un evento esterno su cui tutti devono concordare ( ad esempio l’arrivo di un treno o di un aereo in ritardo ) allora la faccenda si complica, poiché se il dato potesse essere in qualche modo manomesso o alterato nella sua veridicità , consentirebbe , ad esempio nel caso di un premio assicurativo, lo sblocco di diversi milioni di euro ,ed il rischio alla stabilità e alla credibilità del sistema aumenterebbe considerevolmente.
Gli oracoli sono fondamentali all’interno dell’ecosistema blockchain in quanto ampliano la portata in cui gli smart contract possono operare. Sopratutto per molti patti contrattuali è di vitale importanza avere informazioni rilevanti dal mondo off-chain per dare esecuzione all’accordo stabilito. Senza gli oracoli , gli smart contract avrebbero un uso molto limitato, dato che potrebbero accedere solo a dati all’interno dei loro network (on-chain).
E’ importante sottolineare che un oracolo non è di per se la fonte stessa dei dati, ma piuttosto quel livello che richiede, verifica e autentica le fonti di dati esterni per poi trasmettere le informazioni.
Esempi di campi applicativi per capire meglio I dati trasmessi dagli oracoli sono:
- IoT ( internet of things ) – gli smart contract di assicurazione richiedono feed di dati IoT relativi ad un evento assicurabile, come la verifica della violazione di una porta magnetica durante un’infrazione o un furto.
- API ( Application Programming Interface ) – gli smart contract che regolano il valore dei titoli come obbligazioni e derivati richiedono costantemente l’accesso alle API con i prezzi e i riferimenti di mercato a cui fare riferimento.
- Logistica & Supply Chain – gli smart contract nel settore commerciale , che per confermare l’adempimento agli obblighi contrattuali richiederanno ad esempio, dati GPS sulle spedizioni o dati dai sistemi ERP nella catena di approvvigionamento e dati doganali sulle merci spedite.
Il fine degli oracoli è quello di dare supporto alla blockchain e agli smart contract affinché diano validità ai processi e agli accordi stabiliti, ponendosi come obiettivo quello di collegare le fonti che possono alleviare il rischio di errore nella raccolta de dati utili, produrre un sistema trasparente allargando il perimetro della fiducia per gli utenti e fornire dati che non possono essere manipolati fino a quando non vengono inseriti , e alla fine creare un sistema sicuro a prova di manomissione.
L’Oracolo ha l’immensa responsabilità di fornire dati corretti agli Smart Contract , perché i dati forniti possono cambiare l’intera esecuzione e comportare l’implementazione errata del contratto. E ricordate che gli Smart Contracts su una blockchain pubblica sono irreversibili.
L’uso degli oracoli non è sempre lineare ed il risultato non è sempre a prova di bomba anche e sopratutto perché parliamo di providers ( quindi soggetti terzi ) esterni alla blockchain e , sopratutto centralizzati. Ed è proprio la loro natura che ne determina uno dei punti di fragilità dell’intero sistema, non fosse altro per la questione tanto dibattuta della fiducia. Chi controlla l’oracolo controlla il dato di contatto con la blockchain.
Come quindi la blockchain cerca di risolvere il caso spinoso? Approfondiremo l’argomento nel prossimo capitolo.